Review of Control (2004) by Stefano L — 04 Feb 2013
Control racconta la storia di Ian Curtis, frontman di una delle rockband inglesi più amate di sempre, I Joy Division. Il direttore della fotografia che si è preso l'impegno di pilotare la mdp è lo stesso regista dei vecchi video dei Depeche Mode e di alcune canzoni dei U2: Anton Corbijn (fan dichiarato e, oltretutto, autore del videoclip del loro pezzo "Atmosphere"); il quale sulla carta, dunque, figurava come la persona più indicata nel condurre un lavoro agiografico sul celebre gruppo che inventò la famosa "new wave", ovvero quel genere musicale che avrebbe condizionato tutta l'elettronica e il pop-rock della decade a seguire.
Le parti più belle della pellicola concernono infatti proprio gli spezzoni musicali della travagliata gavetta del complesso di Manchester, in cui l'uso del bianco e nero, oltre a dare al lungometraggio un sapore retrò abbastanza azzeccato, risulta anche concretamente funzionale nel mettere in luce gli aspetti ed I momenti più sciagurati dei drammatici effetti dell'epilessia, disturbo di cui Curtis ne fu afflitto fin dall'adolescenza.
Control però delude nella scrittura. Gli eventi iniziali si susseguono difatti troppo rapidamente, tanto è vero che alcuni comportamenti del protagonista danno di frequente l'impressione della forzatura.
Da bocciare, per di più, la performance di Sam Riley; se nei passaggi in cui vengono messi in scena I concerti sembra persuadere almeno in parte, non convince affatto nella caretterizzazione melodramatica che dà al suo personaggio, smoderatamente sguaiata ed uniforme per attenersi veramente alla personalità del cantante.
Non mi è parso che nelle biografie di Curtis costui veniva ricordato come una specie di "bello e impossibile" che per incidere I dischi o andare in televisione per il lancio di un nuovo album cercava di prevaricare sulle altre band e sugli stessi discografici con arroganza ed arrivismo, quindi perchè diavolo viene rammentato così?! Lo stesso dicasi per gli altri caratteristi maschili di Control.
. tra le (poche) interpretazioni decenti citerei quindi quelle di Samantha Morton (la giovanissima moglie Deborah), e della tedesca Alexandra Maria Lara (l'amante degli ultimi anni di vita). Cionondimeno questo prodotto di Corbijn, alla fine, è passabile: gli appassionati avranno un brivido alla schiena nel riascoltare dei capolavori come "Love Will Tear Us Apart" o "Disorder", ma fà rabbia pensare che con una migliore stesura dello script ed un'operazione di casting più sensata, si sarebbe potuto ottenere un profilo apologetico senz'altro superiore.
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This review of Control (2004) was written by Stefano L on 04 February 2013.
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